Sebastiano Parillo
I costi della consulenza in banca
NAFOP, l’Associazione Nazionale dei Consulenti Finanziari Indipendenti, mostra nella grafica un dato molto interessante fornito dalla Consob.
Più di metà degli investitori (54%) che affidano i propri investimenti unicamente ai Consulenti Finanziari che lavorano per banche o intermediari (gli ex Promotori Finanziari) pensano che il servizio sia gratuito.
Inoltre, sono davvero pochi gli investitori che, pur sapendo che il servizio è a pagamento, sono in grado di quantificare i costi pagati.
Gran parte di questa incertezza è dovuta alla tipologia di remunerazione dei consulenti di banca, i quali percepiscono delle provvigioni dalla vendita di prodotti finanziari. I dati sulla presenza e l’ammontare delle provvigioni di vendita spesso non vengono rivelati al cliente, che rimane ignaro dei costi effettivamente sostenuti.
Queste dinamiche remunerative possono essere spesso causa di conflitti d’interesse nell’erogazione del consiglio di investimento.
Infine, oltre i costi necessari a remunerare la rete di vendita dell’intermediario, il cliente dovrà sostenere anche i costi annui di gestione dei prodotti nei quali si è investito, molte volte particolarmente alti negli strumenti consigliati dai consulenti bancari.
I Consulenti Finanziari Indipendenti (o FeeOnly) sono, invece, remunerati solo tramite una parcella concordata con il cliente e che non dipende dai prodotti in cui si raccomanda di investire.
Questa totale assenza di conflitti d’interesse permette di consigliare gli strumenti migliori e più efficienti nell’universo investibile in relazione agli obiettivi del cliente.
